Dott.ssa Chiara Poscetti
1) Chi è lo psicologo?
E’ un laureato in psicologia che dopo la laurea ha svolto un tirocinio ed ha superato l’esame di stato attraverso il quale si è abilitato alla professione di psicologo. Può effettuare diagnosi, valutazioni, interventi di sostegno e consulenza psicologica. Non può effettuare psicoterapia, ad eccezione degli specializzandi in psicoterapia che supportati da supervisori possono praticare.
2) Quando dovrei rivolgermi ad uno psicologo?
Non è necessario che la situazione sia grave per rivolgersi ad uno psicologo. Anche piccole difficoltà possono giustificare il ricorso ad uno specialista. Ad esempio: il protrarsi nel tempo di condizioni di stress può diminuire nei genitori le risorse da utilizzare per fra fronte alla relazione con i propri figli; periodi di particolare tensione in famiglia (separazioni, lutti, malattie, grandi cambiamenti di vita); comportamenti problematici o periodi di regressione nelle competenze del bambino che non si modificano, nonostante si siano già messi in atto dei tentativi di aiuto; vissuti di preoccupazione o ansia rispetto al bambino; vissuti personali traumatici che si possono riattivare con la genitorialità; difficoltà di regolazione del bambino sul piano emotivo-comportamentale (es. fatica con regole e limiti); difficoltà nelle separazioni (es. dopo l’inserimento al nido o all’asilo); desideri di ricevere consigli su temi di interesse educativo; ecc.
3) Perché contattare proprio uno psicologo specializzato nell’età evolutiva?
Il primo passo è parlare con il proprio pediatra di fiducia che, conoscendo il bambino e la famiglia, potrà valutare se sia utile o necessario rivolgersi ad uno psicologo dell’età evolutiva, una figura professionale che si occupa del benessere psicologico del bambino e dell’adolescente e aiuta i genitori nel loro ruolo di educatori in tutte le fasi della crescita, dalla prima infanzia all’adolescenza.
4) Per i più piccoli cosa si deve fare?
Lo psicologo dell’età evolutiva si occupa sia della prima infanzia sia della seconda; quindi, è in grado di supportare i genitori già a partire dal periodo postnatale. L’obiettivo è quello di lavorare il più possibile verso la promozione della salute e della relazione sostenendo e potenziando le competenze dei neogenitori e aiutando il bambino ad affrontare, attraverso i genitori stessi, possibili difficoltà in queste primissime fasi di vita.
5) Perché è così difficile chiedere aiuto?
Non bisogna aver timore di ricercare la consulenza ed il supporto di un professionista. Spesso i genitori, piuttosto che chiedere aiuto ad una figura di riferimento, si trovano a ricercare consigli e soluzioni su internet, perché si teme il giudizio. Ricercare su internet risposte a questo tipo di difficoltà comporta ricevere consigli non sempre appropriati. I genitori non devono temere di non essere “abbastanza bravi”, perché ciò potrebbe portare ad un aumento di stress che peggiorerebbe ulteriormente la propria vita e quella dei figli. I sensi di colpa, rimorsi o stress possono solo peggiorare la situazione. Lo scopo di aiutare i genitori, i bambini e gli adolescenti è sempre quello di promuovere il loro benessere e aiutarli nella risoluzione di difficoltà che potrebbero colpire chiunque e farlo all’interno di un ambiente assolutamente privo di giudizi e che garantisce la tutela e la privacy di ognuno.
6) Che cos'è il segreto professionale?
Lo psicologo è strettamente tenuto a non divulgare informazioni apprese durante i colloqui, né può informare altri circa le prestazioni professionali effettuate. La trasgressione di questo principio costituisce una violazione dell'articolo 11 del Codice Deontologico degli Psicologi, fatti salvo i casi che rientrano negli articoli 12 e 13. Quando lo psicologo collabora con altri professionisti tenuti anch'essi al segreto professionale, può condividere soltanto le informazioni strettamente necessarie. Questo vuol dire che la privacy è sempre garantita.
7) Che cos'è il consenso informato?
Lo psicologo ha l'obbligo di chiarire in modo esaustivo tutto ciò che riguarda le prestazioni, le modalità e le finalità delle stesse, così come è tenuto a fornire la durata indicativa del trattamento e a rispondere a tutte le domande del paziente. Una volta che le spiegazioni saranno state comprese chiaramente, si riportano le informazioni su un documento che andrà compilato e firmato. Prima di erogare prestazioni professionali a minorenni si deve ottenere, dai genitori o dal tutore, esplicita autorizzazione attraverso l’accettazione e la firma del Consenso Informato. Nei casi in cui i genitori sono separati o ci siano altre particolari situazioni si procederà sempre nel rispetto della legge e della privacy.
8) Quanto può durare il percorso?
La durata può variare in base alla problematica riportata: possono essere pochi incontri se la difficoltà è di lieve entità, oppure mesi, per problematiche più importanti e che da più tempo fanno parte della vita della persona. Ogni percorso però è costruito insieme a chi chiede la consulenza e soprattutto per i bambini si decide ogni passo insieme ai genitori. Durante il primo colloquio verranno definiti tutti gli aspetti pratici.
9) Perché altre persone che hanno vissuto le mie stesse esperienze non hanno chiesto aiuto?
Non sono gli eventi o le esperienze in sé a far soffrire, piuttosto il modo in cui una persona interpreta e da significato a quello che succede. Per questo una stessa situazione può essere vissuta in modi diversi da persone diverse. Inoltre, il modo di reagire alle situazioni può dipendere anche dal momento in cui certi eventi negativi si verificano e quindi ciò che crea sofferenza in una persona o limita la propria vita può non avere la stessa risonanza per un altro individuo.